mercoledì 6 luglio 2016
La strada litoranea di Messina tra storia e cultura
La strada litoranea di Messina, detta dal punto di vista toponomastico Via Consolare Pompea, è una strada a lunga percorrenza sita nel capoluogo peloritano che ha inizio nella rotonda nella quale termina il Viale della Libertà (nel quale è situato l'imbarco dei traghetti che partono per Villa San Giovanni) e termina nel punto cui inizia il borgo marinaro di Ganzirri. Essa è meta balneare dei messinesi data la presenza di stabilimenti ed è occupata sul lato mare da una comoda pista ciclabile. Negli anni che vanno dal 1860 al 1949 venne servita dalla tranvia Messina-Barcellona che nel 1917 fu elettrificata nella tratta fino al borgo marinaro di Torre Faro.
Lungo il percorso si incontrano quattro diversi quartieri detti Paradiso, Contemplazione, Pace e Sant'Agata.
Il quartiere Paradiso è il primo che si incontra e l'origine del toponimo è tuttora discussa. Da una parte c'è chi afferma che esso derivi da un podere acquistato dal cavaliere Don Raimondo Marquett e trasformato in una villa sontuosa, con tanta dovizia di copiose fontane, artificiose spalliere di mortine, gelsomini, limoni, arance e per l'abbondanza di ottimi frutti da meritare un tale nome. In essa i vicerè si fermavano prima dell'ingresso nel centro della città e al suo interno conservava tante meraviglie storiche, naturalistiche e artistiche, tra libri e opere d'arte, organizzate in una wunderkammen paragonabile ad altre raccolte peloritane datata tra Cinque e Settecento come quella del matematico Francesco Maurolico, quella della galleria del principe Antonio Ruffo ed il casino di delizia del giureconsulto Giuseppe Bottone. Tra i cimeli conservati in villa Paradiso figuravano argenti, vasi, sigilli e dattiloteche. L'altra ipotesi fa derivare il toponimo dall'oratorio della Madonna del Paradiso oggi scomparso.
Il quartiere Contemplazione prende il nome dalla Chiesa della Madonna della Contemplazione costruita nel secolo XVII da una famiglia privata che la teneva a disposizione della gente del luogo per l'esercizio del culto. Nel 1875 vi fu fatto un restauro da Carmelo Romano al quale è tuttora dedicata una lapide. Nel 1908 fu danneggiata dal terremoto e fu successivamente riparata dai Frati Minori di Portosalvo, Rimase operativa fino al 1960 anno in cui fu costruita la Chiesa Cuore Immacolato di Maria. Così la vecchia parrocchia fu abbandonata e subì un degrado con conseguente crollo del tetto che fu restaurato solo una ventina di anni fa. Essa possiede un portale in pietra, due nicchie al prospetto e una Madonna in timpano in pietra. Nell'attuale parrocchia è conservata una tela raffigurante la Madonna della Contemplazione.
Il quartiere Pace prende il nome anch'esso da un'antica chiesa oggi scomparsa detta Madonna della Pace ma anche dall'omonima fiumara. La Chiesa S.Maria della Grotta (detta anche S.Maria delle Grazie) fu costruita nel 1622 da Simone Gulli nei pressi di un oratorio cinquecentesco per volere del viceré di Sicilia Emanuele Filiberto di Savoia. Nel 1908 fu danneggiata dal terremoto e fu ricostruita con aula a pianta centrale circondata da portici e con in alto un'imponente cupola sul modello della precedente e fu inaugurata nel 1931. Il Fortino fu edificato nel XVI secolo su un'antica torre medievale e fu poi restaurato dagli inglesi e dai Borboni nell'800. Successivamente fu dismesso da struttura militare ed oggi appartiene alla famiglia Mauro. L'imbarcazione paciota è un grosso gozzo in legno a 4 o 8 remi utilizzato in antichità per il trasporto. Unico per la sua agilità venne usato anche per gare remiere tra i borghi marinari di Messina. La più famosa di queste è U Paliu che si svolge ancora oggi due volte all'anno: la prima volta il 15 agosto in occasione dei festeggiamenti per la VARA e la seconda volta in occasione dei festeggiamenti per la Madonna delle Grazie la seconda domenica di settembre.
Infine il quartiere Sant'Agata prende anch'esso nome, come Contemplazione e Pace, da una parrocchia edificata nel 1921 ma ha una storia molto particolare. Nel 1040 il generale bizantino Maniace trafugò dalla Sicilia i corpi di S.Lucia e S.Agata. Nel 1126 i due monaci Gisliberto e Gaselmo riportarono in Italia le preziose reliquie. Quella di S.Lucia è stata portata a Venezia e adesso è conservata all'interno dell'omonima chiesa (da cui prende nome anche la stazione ferroviaria lagunare) mentre quello di S.Agata fu concesso ad alcuni pellegrini siciliani che dopo aver attraversato lo Stretto lo portarono nel borgo marinaro, il quale ha così preso il nome della Vergine catanese. Da qui fu poi trasferito in città in una casa di piazza Duomo che fu poi riconvertita in chiesa intitolata alla santa e affidata alle cure dei Padri Minoriti. Questa chiesa veniva chiamata S.Agata dei Lebbrosi su la via del mare verso tramontana, in quanto fu stabilito un legato in favore dei lebbrosi di S.Agata. Quest'ospedale si trovava poco più a nord del bivio per Faro Superiore e Curcuraci e fino alla fine del dopoguerra erano visibili i ruderi. Nel 1542 il Senato operò la fusione tra i vari ospedali della città per dare luogo al grande ospedale civico della Pietà, il quale assunse la gestione del lebbrosario di S.Agata.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento