Le alte pendici dell'Etna sono popolate da due splendidi borghi unici sia per il loro essere pittoreschi che per la loro storia: Milo e Fornazzo. Milo è il comune meno popoloso della provincia di Catania in quanto conta poco più di mille abitanti. Esso divenne comune autonomo nel 1955 quando fu separato da Sant'Alfio insieme a Fornazzo, quest'ultima a tutt'oggi frazione appartenente al comune di Milo. L'origine del toponimo è tuttora discussa e si basa su tre ipotesi. La prima si rifà allo storico cinquecentesco Filoteo degli Omodei di Castiglione che nella sua Aetnae Tipografia afferma che il termine in lingua greca significa nero,scuro e si riferisce al colore dell'acqua di una sorgente vicino Milo dopo aver attraversato la pietra lavica del medesimo colore. La seconda ipotesi fa derivare il toponimo sempre dal greco melos che significa melo e la terza ipotesi lo fa derivare da mulino.
La storia di questo meraviglioso borgo di montagna è intrecciata ad una delle dinastie che per anni hanno governato la Sicilia, gli Aragona. Proprio a Giovanni d'Aragona duca e re di Sicilia si deve la fondazione di Milo, in quanto nel 1340 fece costruire una chiesa in pietra lavica (l'attuale Chiesa Madre di Sant'Andrea) assegnandole un feudo a patto che venisse fatta priorato della Chiesa di Catania. Per il re il luogo divenne così una sorta di residenza estiva e quindi centro politico della Sicilia. Otto anni dopo, nel 1348, egli tornò a Milo per curarsi della peste che colpì Catania ma ciò fu inutile perché morì il 7 aprile dello stesso anno. Malgrado la perdita d'importanza causata dalla sua morte il piccolo borgo continuò il suo sviluppo. Nel 1391 fu sotto il controllo di Simone di Randazzo ed il priorato della Chiesa di Catania durò fino al XV secolo. Esso fece parte della Contea di Mascali fino al 1815, anno in cui Giarre ottenne l'autonomia da essa e così le frazioni di Milo, Sant'Alfio, Fornazzo e Rinazzo vennero annesse al nuovo comune. Otto anni dopo, nel 1823, Sant'Alfio ottenne l'autonomia da Giarre portando con se le frazioni di Milo, Fornazzo e Rinazzo e già da allora gli abitanti di Sant'Alfio appoggiarono Milo per la conquista dell'autonomia. Nel frattempo il territorio di Milo iniziava il suo sviluppo turistico in virtù della visita del fotografo tedesco Wilhelm Von Gloeden. Tra 1950 e l'aprile del 1952 a poco meno di duemila metri di distanza da Milo si aprirono due bocche eruttive e gli abitanti si rifugiarono nei comuni circostanti, ma questo avvenimento fece da traino alla conquista dell'autonomia da parte del comune, in quanto fu ritrovato l'antico documento nel quale veniva essa veniva inneggiata. Si andò così al voto in Sala D'Ercole della legge numero 8 del 29 gennaio 1955 che decretava di fatto l'autonomia delle frazioni di Milo e Fornazzo. Lo stemma di Milo è formato dai colori dello stemma di Giovanni D'Aragona, l'arancione e il giallo, dalla croce di S.Andrea (patrono di Milo) e dall'antico abbeveratoio.
La piazza antistante la chiesa, piazza Belvedere, si affaccia sula costa jonica e la villa comunale è sita sotto di essa. Il luogo nei mesi estivi è meta ambita dai catanesi per il clima fresco ed il profumo emanato dai boschi circostanti. L'economia verte principalmente sulla produzione del vino, sul commercio del legname, sull'allevamento e sul turismo.
La manifestazione che più di tutte dimostra l'importanza enologica del paese è la Vinimilo che si tiene ogni anno nel periodo tra la fine di agosto e l'inizio di settembre con degustazione e passaggio in rassegna dei migliori vini del comprensorio etneo. Tra questi spiccano il Nerello mascalese, il Nerello cappuccio e il Carricante, appartenenti al consorzio di tutela Etna doc, poi il Vivera, il Passopisciaro, l'Etna Bianco Quantico, l'Etna Millemtri '12, l'Etna Rovittello e il Rampante.
A nord del comune sorge il Parco Scarbaglio molto frequentato, oltre che nei mesi estivi, nelle feste primaverili. All'interno di esso sono presenti diverse attrazioni come ponti tibetani, reti per arrampicarsi, percorsi acrobatici e giochi da albero ad albero, oltre a tavoli in legno per picnic e braci per la cottura della carne. Milo ha raggiunto un certa notorietà nazionale da quando è diventato meta di villeggiatura e addirittura residenziale di cantanti e intellettuali come Lucio Dalla, che qui produceva anche un vino, Franco Battiato, insieme all'amico filosofo Manlio Sgalambro, e Ron.
Fornazzo è una frazione appartenente al comune di Milo e si trova nella parte nord esattamente a 800 metri di altitudine. Il toponimo deriva dalla parola forno, in riferimento alla tradizione secondo la quale l'uomo fece costruire la propria dimora accanto ad una grotta lavica. Tutto questo assumeva la forma di un forno. Nacque nel 1689 sulle lave come insediamento di boscaioli, ma fu nel XIX secolo e nei primi due decenni del XX secolo che ebbe il suo periodo di fioritura grazie al commercio della neve che veniva trasportata in paese dai boschi della Cerrita tramite una teleferica la quale, costruita nel 1922 da Giuseppe Leotta detto Don Puddu da nivi, venne distrutta da un'eruzione nel 1928. La neve, una volta arrivata, veniva raccolta nelle nivere, veniva pestata e protetta con un alto strato di foglie secche e di terra, segata in lastroni e caricata sui muli. Così i mulattieri scendevano dalla montagna per rifornire di neve le botteghe e le famiglie ed infine essa veniva portata dentro i boccoli del vino o veniva grattugiata e condita con il limone e lo zucchero per la gioia dei bambini. La figura del mastru da nivi è ancora ricordata dagli anziani del luogo. Egli ammassava la neve in inverno in buche larghe e profonde ricoperte di pietra lavica in modo da conservare la neve compattata fino all'estate. La testimonianza di ciò le due Tacche ancora in ottima condizione la Tacca u favu e la Tacca di munti Cirasa. Un altro grande mestiere che fece la fortuna del borgo era il carbonaio, il quale trasportava sempre tramite la teleferica i tronchi di quercia che venivano sollevati sopra u fussuni dove ardeva il fuoco. Grande importanza ha anche la pirrera, una cava di pietra dove con martello e piccone si estraeva la pietra lavica per costruire le case.
Le due chiese del luogo sono la Chiesa Sacro Cuore di Gesù e la Chiesa S.Maria della Misericordia mentre grande importanza riveste il piccolo altare dedicato sempre al Sacro Cuore di Gesù, patrono del borgo, circondato dalle lapidi della via Crucis e mantenutosi intatto malgrado sia stato raggiunto dalle eruzioni del 1951 e del 1979. In questo altare termina la processione con la quale, nella seconda domenica di luglio, si festeggia il Sacro Cuore di Gesù.
Nel periodo di fine estate viene organizzata la Sagra del fungo porcino, un altro prodotto caratteristico del luogo specialmente nei già citati boschi della Cerrita, zona molto umida a 10 km dall'abitato di Fornazzo. L'atmosfera di tranquillità ed il paesaggio ricco di abeti, larici, pini, faggi e castagni sono state le caratteristiche che hanno portato Fornazzo a fregiarsi nel 1992 del titolo di Villaggio ideale d'Italia organizzato dalla rivista scientifica Airone.
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