Giuliano Spina nato a Catania il 18/03/1989 laureato in Lettere moderne

mercoledì 17 agosto 2016

La misteriosa città greca di Xiphonia



Xiphonia fu una misteriosa città greca oggi del tutto scomparsa che, si ipotizza, fosse situata nel territorio compreso tra Acicastello, Acicatena e Acireale. Il suo mito fu tramandato dai poeti Teocrito, Virgilio ed Ovidio i quali ambientarono proprio li la storia d'amore tra la ninfa Galatea ed il pastorello Aci ucciso per gelosia dal ciclope Polifemo. Aci fu così trasformato da Giove pietoso in un fiume per farlo ricongiungere definitivamente con l'amata ninfa. Le ipotesi più diffuse sulla sua fondazione sono due. La prima è stata fatta da parte dello storico Diodoro Siculo, secondo il quale essa fu fondata dai Greci nel VII sec. a. C. con il suo nome derivante da quello del promontorio e Aci dal nome del fiume. La seconda invece è stata fatta da Salvatore Raccuglia secondo cui la città fu fondata dai Fenici intorno al 1000 a. C., fu occupata dai Greci nel 700 a. C e sopravvisse fino al periodo dei Romani, quando fu rinominata Aci. I due poli più importanti che componevano essa furono l'attuale borgo marinaro di Capo Mulini, dove si trovava l'acroterion, e la zona compresa tra le contrade di S.Venera al Pozzo e della Reitana. Nel 475 a. C. la zona fu ripopolata da diecimila siracusani e questo causò tensioni ed attriti con i precedenti abitanti che culminarono in uno scontro sotto Ducezio, il quale costrinse i coloni alla fuga. Una volta conquistata dia Romani intorno al II sec. a. C. fu chiamata Akis e con questo nome venne citata da Teocrito e da Eschilo. Durante la seconda guerra punica essa assunse un ruolo rilevante per importanza politica ed economica. Sillo Italico nel suo De bello Punico narrò di una città presso il fiume Aci alleata dei Romani e famose furono le sue terme alimentate da acque sulfuree provenienti dal vulcano Etna. La rocca sulla quale si erge il castello di Aci fu frequentata nel periodo della colonizzazione greca e della dominazione romana per sua posizione strategica. Nel 99 a. C. durante le guerre servili il Manlio Aquilino sconfisse l'esercito comandato da Antenione che fu ucciso nella vicinanze della Reitana. A ricordo di quest'impresa la contrada prese il nome di Aquilia. Alcuni scrittori antiche ci hanno lasciato il ricordo di famose battaglie navali combattute nelle acque antistanti il borgo marinaro di Capo Mulini. Tra queste battaglie Diodoro Siculo ricordò quella tra Imilcone cartaginese e Leptine siracusano, mentre lo storico greco Appiano di Alessandria narrò che nel 36 a. C. l'imperatore Augusto si salvò dopo essere stato sconfitto in mare da Sesto Pompeo durante la guerra civile. Nei secoli successivi le guerre, i saccheggi e le distruzioni dovute a terremoti ed eruzioni vulcaniche costrinsero gli abitanti a spostarsi più a sud.


A Capo Mulini durante i lavori per la realizzazione di una fortificazione nel corso della guerra franco-spagnola del 1675 furono ritrovate notevoli quantità di frammenti di statue marmoree databili in epoca romana, tra cui un busto marmoreo attribuito a Giulio Cesare, noto come Il Busto di Acireale, oggi in mostra alla Pinacoteca Zelantea della città acese. Numerose sono le leggende narrate su questa città. Si narra che l'eruzione vulcanica del 396 a. C., oltre ad aver sconvolto il territorio acese, mise anche in fuga la flotta cartaginese comandata da Imilcone che si preparava ad uno sbarco. Il Venerdì Santo dell'anno 100 d. C. viene tuttora ricordato come il giorno di nascita di S.Venera, mentre il 143 d. C. nella stessa area avvenne l'esecuzione della Santa per decapitazione. I Giganti che sarebbero caduti nel bosco d'Aci per punizione di Zeus dopo aver tentato la scalata all'Olimpo, evento questo ricordato nel De raptu Proserpinae di Claudiano. Nel tratto di costa ionico tra Acireale e Catania sarebbe approdato Ulisse con i suoi compagni nell'Odissea ed avrebbe incontrato il ciclope Polifemo, figlio del Dio Nettuno. Quest'ultimo li imprigionò in un antro che usava come dimora e gli sfortunati viaggiatori si liberarono di egli solo accecandolo con un palo arroventato. Per l'ira il ciclope scagliò enormi massi contro Ulisse e i suoi compagni in fuga. I massi sono leggendariamente identificati con faraglioni di Acitrezza.


Fonte di ritrovamenti di questo tipo è l'Area Archeologica di S.Venera al Pozzo, sita all'interno dell'attuale comune di Acicatena. Qui fu ritrovato un mosaico d'epoca romana detto de Il Pegaso, mentre ad Acitrezza rinvennero resti di colonne, incisioni e cisterne risalenti al basso impero, ma l'incuria, l'azione dell'uomo e gli eventi naturali hanno cancellato grossa parte delle antiche vestigia. Altri reperti si trovano a Capo Mulini e nella spiaggia antistante l'isola Lachea e si tratta di ceramiche, che testimoniano la frequentazione dell'isola in età tardo-romana, di un'antica fortificazione fenicia e di un luogo di culto bizantino. Tra gli anni '50 e gli anni '90 del XX sec. sono venuti alla luce diversi resti, tra cui quelli di una necropoli ellenistica ad Acicastello in zona Vigna Vecchia, ma la mancanza di uno specifico piano di scavi archeologici e la fortissima urbanizzazione hanno impedito la valorizzazione della scoperta. I reperti si possono ritrovare attualmente anche al Museo Civico di Acicastello. A tutte queste osservazioni di carattere storico ed archeologico se né aggiungono altre di carattere linguistico, in quanto Aki e Ki sono entrambi suffissi sumerici indicativi di luogo e così Aci, accompagnato da un'indicazione caratterizzante potrebbe essere una traccia di insediamenti di genti di provenienza dal mediterraneo orientale, che hanno abitato le regioni ioniche dell'Italia durante l'età del bronzo o poco prima. Nelle colline di Capo Peloro nel messinese sono state ritrovate statuette risalenti al Calcolitco di stile cicladico. Da quelle parti si trova Curcuraci che è un toponimo con il suffisso aci leggibile nella seguente maniera: Kur (altura), Kur-Kur (le alture) e aki (luogo di). 
 


La collocazione di Xiphonia sulla Riviera dei Ciclopi è l'ipotesi più diffusa, ma non del tutto certa. Un'altra ipotesi colloca questa città vicino Augusta, e ad avvalorare quest'ipotesi sono anche alcuni elementi come la presenza di greci, l'esistenza del capo Xiphonio e della via Xiphonia all'interno del comune megarese. Nel periodo dal XVI al XIX sec. diversi studiosi dibatterono sulla collocazione della città, tenendo conto anche del fatto che i due luoghi in cui è presente il faro, Capo Mulini sulla Riviera dei Ciclopi e Capo S.Croce ad Augusta, delimitano a nord e a sud il golfo di Catania. Al momento l'ipotesi più diffusa è quella che essa si trovasse a Capo Mulini. Una grande curiosità suscita anche l'origine del toponimo che in romano significherebbe spada, mentre in greco significherebbe cuspide e ciò si riferirebbe soprattutto alla forma aguzza dei dirimpettai faraglioni di Acitrezza.

















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