Giuliano Spina nato a Catania il 18/03/1989 laureato in Lettere moderne

lunedì 5 settembre 2016

I prodotti agroalimentari in primo piano alla Vinimilo 2016


Nell'ambito della trentaseiesima edizione della Vinimilo, per le strade del paese, sono in mostra diversi prodotti agroalimentari siculi, unici nella loro originalità, nella loro genuinità e nella loro produzione a tutti gli effetti artigianale, come affermato dalla maggior parte dei produttori. Domenica 4 settembre, alle ore 18,30, abbiamo fatto un giro ed abbiamo conosciuto qualcuno di essi scambiando quattro chiacchiere con i produttori, provenienti da diverse parti dell'isola, oltre che dalle zone limitrofe al paese.


 
Antonino Navarria dell'azienda agricola S.Antonio Abate di Castel di Iudica, piccolo comune della Città Metropolitana di Catania, ha parlato della produzione dei formaggi attraverso il latte pecorino ed il latte vaccina entrambi in allevamento biologico, il quale non porta all'aggiunta di additivi e all'unione di diversi pascoli. Con latte pecorino sono prodotti il formaggio con pistacchio o pepe nero, la ricotta, la tricotta, ovvero la ricotta infornata, ed il pepato stagionato, il quale ha un sapore più forte rispetto al pepato morbido. Tramite il latte vaccina vengono prodotti la scamorza, la provola e la mozzarella, attraverso anche il processo di fusione che li porta ad essere filati. 
                                                                         

Giacomo Gatì dell'azienda agricola Montalbo di Campobello di Licata in provincia di Agrigento ha il suo cavallo di battaglia nella produzione dei formaggi di capra girgentana, una specie, come ha sottolineato, in pericolo d'estinzione, e la quale viene rigorosamente allevata all'aperto. In questa produzione si annoverano anche i formaggi morbidi e quelli cremosi con il caglio vegetale, fondamentale per l'aggiunta di essenze come il carciofo ed il fico.
                                          
                                         


Gabriele Arcodia, a sinistra nella foto, dell'azienda agricola La Fiumara di Mirto, comune appartenente alla Città Metropolitana di Messina, ha parlato della produzione del salame del Suino nero dei Nebrodi, una tipologia isolana che negli ultimi anni ha ottenuto molto credito a livello nazionale e che esprime un'intensità aromatica particolare. Esso viene allevato rigorosamente nelle zone adibite al pascolo, allo stato semibrado e contiene grassi insaturi ricchi di Omega 3. 
                                         



                                         
L'azienda agricola Isgrò di Furnari, comune appartenente anch'esso alla Città Metropolitana di Messina, con a capo Domenico Isgrò (nella prima foto) tratta in primis prodotti appartenenti al lattiero caseario tradizionale come la ricotta infornata, il pecorino fresco e la provola dei Nebrodi, la quale viene prodotta con la pasta fusa messa nel siero caldo e fonde fino a filare. Ma il cavallo di battaglia nella produzione di quest'azienda agricola è il Maiorchino (nella seconda foto), formaggio molto particolare che si pensa abbia fatto la sua comparsa in Sicilia nel '600. La pasta di questo formaggio è dura, il suo contenuto è a base di latte di pecora, il quale coagula a 39 gradi con caglio in pasta d'agnello o capretto. Dopo la rottura della cagliata viene riscaldato fino a circa 60 gradi, la cagliata viene successivamente raccolta a mano in una massa sferica, viene messa in una fascera detta garbua e poggiata su un piano di legno mastrello. Nel frattempo avviene un lavoro di bucherellamento della pasta per favorire lo scarico del siero, e successivamente il tutto viene posto su dei ripiani di legno di noce, il che precede il periodo della salatura, che varia da venti a trenta giorni. Nei primi due mesi il formaggio viene pulito, strofinato e rivoltato, mentre dal terzo mese fino all'ottavo viene trattato con olio d'oliva. Dopodiché la stagionatura è completa, la pasta è di colore giallo paglierino, la crosta di colore giallo ambrato, la consistenza è compatta ed il sapore piccante, ma delicato.  


                                        


                                          
Vincenzo Raciti, presidente di Etnavà, l'altro presidio che insieme a Slow Food partecipa alla rassegna, e a capo dell'azienda agricola Lapilli dell'Etna, ci ha parlato della produzione di marmellate e di confetture in agricoltura biologica come agrumeti. Un'importanza particolare va data anche al sistema biodinamico, il quale si caratterizza per la non aggiunta di additivi e per la chiusura del ciclo produttivo all'interno dell'azienda. Nello stand della Strada del Vino dell'Etna abbiamo notato diverse tipologie di vino, in tutto 70, tra le quali spiccano maggiormente il Carricante, il Rampante, l'Etna Bianco Doc, il Rosato del Conte, il Nerello del Conte, il Quantico, l'Etna Rosso ed il Barbazzale. Esse vengono offerte in degustazione e vengono prodotte, nell'ambito della rassegna, da 30 di diverse aziende, con la partecipazione di sommelier della Fisar e dell'Onav e di quattro produttori.   



Infine va dedicato un particolare spazio ai produttori del cibo strada, il quale va, di anno in anno, ad acquisire sempre più credito. Salvatore Saraniti della Cooperativa del Golfo, con sede legale a Catania e punto vendita a Portopalo ci ha parlato del pesce fresco lavato, pulito ed offerto direttamente alla clientela, e della Masculina da magghia. Questo pesce viene catturato con l'imprigionamento della propria testa nelle maglie della rete, da cui deriva il nome magghia, ed in seguito avviene un dissanguamento naturale che rende il pesce più gustoso. Nella tecnica di salagione questo processo assume un'importanza davvero rilevante e ad essa si aggiunge l'utilizzo di vasetti di vetro ed orci di terracotta. Salvatore Ciulla di Ominia agricolae ci ha parlato del Granancino, arancino che al posto del riso contiene il farro lungo, uno dei quattro grani antichi della Sicilia, i quali vengono lavorati con la macinazione a pietra e con una farina meno raffinata e trattata chimicamente rispetto a quella prodotta con grano moderno. Tutto questo porta ad un mantenimento maggiore delle proprietà nutrizionali presenti nel chicco e ad un maggiore equilibrio tra la presenza di amido e quella di glutine, il che a sua volta rende il prodotti più digeribile.                                         














                                       
                                         


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